Il mondo visto con gli occhi di una donna. Sarebbe tutto così semplice se ...

“Il digitale nelle scuole”…e se poi crollano!!

Alcuni dei nostri ministri hanno voglia di cambiare le cose e di dare impulso allo sviluppo del paese, cercando di attuare quelle che sono le direttive europee. Così il nostro ministro dell’Istruzione Profumo annuncia il suo progetto di trasformare finalmente le scuole Italiane in scuole digitali fornendole di computers e, ma solo per gli insegnanti di Campania, Puglia, Calabria, Sicilia, in aggiunta ci sarà un tablet per ogni insegnante. Fantastico! Ma le nostre scuole saranno in grado di reggere il peso di tutti questi computers?

E già, come rivela il X Rapporto su sicurezza, qualità e comfort redatto da CittadinanzAttiva, in cui si fa riferimento a 111 edifici monitorati in 10 regioni, risulta che la maggior parte di questi non è sicura. Tre scuole su quattro non sono in regola con le certificazioni di sicurezza, e la manutenzione è quasi inesistente e quindi ci sono crolli di intonaco nelle aule e nei corridoi, infiltrazioni d’acqua nelle mense, nei bagni e nelle aule, gli impianti elettrici e le misure antincendio sono inadeguati, mancano porte antipanico, uscite d’emergenza e nel 57% dei casi le finestre sono rotte.

Quindi su 111 scuole monitorate sono 23 quelle che sono assolutamente inadeguate rispetto alle norme minime di sicurezza e solo il 36%, cioè una su tre, raggiunge appena la sufficienza e una su quattro ha la certificazione di agibilità statica, ovvero quel documento che certifica la “buona salute” dei pilasti, delle travi e di tutte le parti strutturali dell’edificio.

La cosa è preoccupante se si pensa che quasi il 60% di queste scuole si trova in una zona a rischio sismico e che il 95% di tutti gli edifici sul suolo italiano che sono stati adeguati per ospitare le scuole o sono stati creati per questo scopo, è stato costruito tra il 1900 e il 1990 e il 46% di questi è stato realizzato tra il 1965 e il 1990.

Da qui si vede chiaramente come siano tutti al di fuori degli attuali standard normativi di sicurezza sul rischio sismico, in particolar modo rispetto alle nuove norme tecniche di costruzione del 2008.

Adriana Bizzarri, responsabile scuola di CittadinanzAttiva, è da 14 anni che chiede di rendere pubblico il reale stato dell’edilizia scolastica facendo un’anagrafe dei 42mila edifici pubblici e dei 15mila privati. Ma i Comuni e le Province, che sono i principali proprietari delle scuole, non hanno ancora reso pubblici questi dati. Come mai? Per mancanza di personale? Per coprire, per quanto possibile, le proprie mancanze?

Probabilmente, se ci fossero dati certi sarebbe un primo passo per riuscire a programmare lo stanziamento di fondi in modo regolare e mirato per poter creare un piano di interventi efficace a lungo termine per la messa in sicurezza di questi edifici.

Inoltre, secondo il Consiglio Nazionale dei geologi, è fondamentale l’avvio di studi di microzonazione sismica a livello comunale, cioè misurare ed analizzare la risposta sismica locale a sollecitazioni sismiche di riferimento, questi dati vengono poi sintetizzati su una carta del territorio nella quale sono indicate:

1) le zone in cui il moto sismico non viene modificato rispetto a quello atteso in condizioni ideali di roccia rigida e pianeggiante

2) le zone in cui il moto sismico viene modificato, ad esempio con fenomeni di amplificazione locale, rispetto a quello atteso in condizioni ideali (roccia rigida e pianeggiante)

3) le zone in cui sono presenti o suscettibili di attivazione fenomeni di deformazione permanente del territorio indotti o innescati dal sisma (instabilità di versante, liquefazione superficiale, cedimenti differenziali, tsunami, ecc..).

In questo modo sia gli studenti che i genitori sarebbero a conoscenza della classificazione sismica in cui si trova la scuola e potrebbero valutarne meglio la sicurezza e partecipare attivamente all’opera di monitoraggio continuo e, se è il caso, denunciare o richiedere il rispetto delle norme da parte delle istituzioni.

Quindi ben venga la rivoluzione digitale ma sarebbe meglio che avvenisse contemporaneamente alla ristrutturazione degli edifici (per non parlare della mancanza di palestre), è come portare la connessione internet e i computers in un villaggio africano dove non c’è neppure l’acqua!

I nostri figli sono il nostro futuro e quando li mandiamo a scuola pensiamo che siano in un posto sicuro con persone fidate che si prendono cura di loro. Lo studio è un diritto e lo Stato deve garantire questo diritto senza mettere a repentaglio né la vita degli insegnanti né quella degli studenti, che padre snaturato è colui che non si preoccupa dell’incolumità dei propri figli?

La rabbia cresce ancora di più quando lo Stato dice di non avere soldi e poi si scopre che l’esattore da lui designato si è intascato le tasse che ha riscosso!

 

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