Il mondo visto con gli occhi di una donna. Sarebbe tutto così semplice se ...

“Noi diamo più valore al tuo invalido!”

Leggo con tristezza sui giornali, che a Milano è stata sgominata una banda di Romeni che sfruttava degli invalidi per chiedere l’elemosina.

Questi nuovi schiavi sono stati in parte convinti con la promessa di un lavoro onesto e in parte sono stati comprati dalle loro famiglie, chi per duemila euro e chi per molto meno; gli sono stati sequestrati i documenti e sistemati in baracche fatiscenti, con materassi buttati per terra e con topi che ci scorrazzano in mezzo, in un campo alla periferia ovest di Milano. Sono stati costretti, a suon di botte, a chiedere l’elemosina nelle stazioni della metropolitana, ai semafori, sotto la pioggia o con la neve, per avere in cambio un pasto con patate lesse, qualche ala di pollo e un tozzo di pane, ma non tutti i giorni perché, per suscitare pietà bisogna essere magri, macilenti e vestiti di stracci.

Ogni sottomesso doveva portare al capo assoluto 30/35 euro a testa al giorno e quando gli schiavi, a fine giornata, portavano solo monetine, gliele buttavano in faccia con cattiveria, ma loro le raccoglievano e di nascosto andavano a comprarsi del pane.

Ma questo non è tutto, erano anche costretti a rubare e perfino a contribuire alle spese del viaggio della schiavitù. Certo che raccogliere 30 euro al giorno per sette giorni alla settimana, tolto le spese (il costo del furgone per gli spostamenti, il poco cibo e mantenere gli aguzzini), non è molto, ma a quanto pare è stato sufficiente al grande capo per costruirsi una villa in Romania.

Adesso le indagini si stanno spostando in tutta Italia perché si sospetta che ci sia una rete che si spartisce il territorio nazionale.

Questa notizia mi ha fatto ripensare al film “Il milionario”, dove bande di malviventi andavano alla ricerca dei bambini orfani che popolavano le periferie più povere di Mumbai, e li convincevano a seguirli in case che poi diventavano prigioni, con la promessa di un pasto e di un po’ d’affetto. I bambini vivevano per un paio di giorni tranquilli, convinti di aver trovato un luogo sicuro dove stare, ma poi venivano selezionati in base alla voce più intonata, e quelli che cantavano meglio venivano accecati. Dopo di ché venivano portati nei luoghi frequentati dai turisti e gli facevano chiedere l’elemosina cantando.

Quindi possiamo dire che il modello di marketing era già esistente è solo stato copiato ed esportato in una nazione diversa!

C’è stato un periodo in cui anche a Carpi il numero dei disabili stranieri che chiedevano l’elemosina era aumentato visibilmente, e mi sono sempre chiesta da dove fossero arrivate tutte quelle persone e nello stesso momento; adesso lo so. E ho capito anche perché davanti all’offerta di cibo piuttosto che di soldi, alcuni abbiano rifiutato.

Ma adesso con questa consapevolezza se li dovessi incontrare, cosa dovrei fare? Dovrei alimentare lo sfruttamento dando loro dei soldi o non dargli nulla e così permettere all’aguzzino di infierire ancora di più? Forse dovrei fare l’elemosina e poi segnalare alle autorità competenti la presenza di queste persone, ma non per cattiveria, ma solo per verificare che non siano vittime del racket e di permettere alle istituzioni di prendersi cura di loro.

Una società civile non dovrebbe permettere a nessuno di trovarsi nella situazione di dover mendicare  sia che si tratti di sfruttamento, che di mendicanti falsi invalidi (perché esistono anche questi) o di mendicanti veri e propri.

Ma quali sono le istituzioni che si possono occupare di questi invalidi? Di sicuro non lo Stato, che non ha nemmeno i soldi per occuparsi dei non disabili, e quindi rimangono le comunità religiose che vivono grazie alle donazioni, ma gli italiani sono sempre più poveri e quindi chi si prenderà cura di loro?

Se continua così credo che ci troveremo tutti agli angoli delle strade a chiedere l’elemosina!

Mentre cercavo un titolo per questo articolo, purtroppo mi è venuta in mente la pubblicità di una ditta o produttrice di automobili o di elettrodomestici, non ricordo, che per incentivare l’acquisto del proprio prodotto recitava:”Noi diamo più valore al tuo usato!”.

In effetti se guardiamo la storia dal punto di vista dello sfruttatore non ha fatto altro che “valorizzare” le disabilità, ovviamente per profitto personale e questo è deprecabile, di persone che comunque la società avrebbe messo ai margini perché non in grado di produrre ricchezza. E questo mi fa pensare al fatto che la nostra società sia stata creata solo per le persone abili e sane. Già le nostre città non sono né a misura di bambino né a misura di disabile, figuriamoci le fabbriche.

Grazie alle paralimpiadi però, oggi, questi due mondi si stanno avvicinando, e ci stiamo rendendo conto che i diversamente abili, calati in un mondo fatto su misura per loro, ottengono gli stessi risultati di una persona senza disabilità. E’ una questione di ambiente e di mezzi. Chissà quante volte è saltata la luce a casa vostra e per trovare la torcia o la candela ci avete messo un sacco di tempo, per non parlare delle forbici, che se usate con la mano sinistra non tagliano!

Ecco, le persone diversamente abili altro non sono che pesci fuor d’acqua, con una grande forza interiore che gli permette di vivere in un mondo a loro ostile. Sarebbe ora che la società civile cominciasse ad amare ed apprezzare i propri “pesci” e cercasse di guardare il mondo con i loro occhi.

 

 

 

 

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